Mettiamo le cose in chiaro: per quanto sfoggino un bel jolly roger, pratichino una forma di azione diretta e siano ecologisti radicali, i militanti di Sea Shepperd sono tutt’altro che anarchici. Anzi, la famosa fondazione conservazionista è un esempio tipicamente yankee di organizzazione multinazionale gerarchica, pilotata da un lider carismatico che negli ultimi 40 anni ha saputo portare alle sue estreme conseguenze lo slogan autoritario “il fine giustifica i mezzi” (direttamente derivato della massima gesuitica “il fine santifica i mezzi”). Non certo sostenendo che per salvare i cetacei si debbano affondare le navi baleniere -discorso che non fa una piega, ma che Paul Watson non ha piú messo in pratica dal lontano 1986- bensí nel senso che per finanziare la sua societá e darle risalto mediatico, il grande timoniere è ormai disposto a tutto: persino a produrre una serie televisiva (Whale Wars) che vede i suoi volontari (attori non remunerati) costretti dalle esigenze di cassetta a drammatizzare le loro campagne secondo un copione da grande fratello; o inventarsi il merchandaising piú improbabile come la VISA Sea Shepherd (la carta di credito per gli amici delle balene), o l’orologio svizzero di Sea Shepherd -in vendita on-line per soli 11.000 €… Non stupisce che gli autori di South Park abbiano dedicato un intero episodio a prenderlo per il culo, cosí come non stupiscono le polemiche circa l’affondamento del Ady Gil -che dopo la collisione con la baleniera giapponese avrebbe potuto essere rimorchiato e ricostruito, ma Paul Watson giudicó piú conveniente farlo colare a picco davanti alle telecamere. Per non citare la farsa del proiettile destinato al cuore del gran capitano, e miracolosamente bloccato dal suo giubbotto di kevlar e dalla spilla da sceriffo… Ma davvero qualcuno ci ha creduto? Ma se è lo stesso Paul Watzon a mettere nero su bianco, nei suoi articoli, che la menzogna e il sensazionalismo sono ottimi mezzi mediatici per promuovere le campagne animaliste!
Nonostante tutte queste doverose premesse, bisogna peró ammettere che di tutte le guerre sante, quella del Cap. Watzon è l’unica degna di rispetto. Una flotta di 4 navi e un elicottero, con centinaia di volontari costantemente impegnati ad ostacolare il lavoro dei cacciatori di balene (e di delfini, foche, tartarughe, squali e tonni) è qualcosa di assolutamente grandioso che non puó non entusiasmarci.
Anche se pretendono di difendere la legalitá, e hanno un’organizzazione apertamente militaresca, gli aderenti di Sea Shepherd non sono sbirri del mare, ma gente che ha veramente a cuore le sorti della fauna acquatica e che puó vantare numerosi successi nel campo della sua conservazione.
E naturalmente anche il loro famoso lider, col suo baffone da tonno Riomare, continua nonostante tutto a suscitare in noi una gran simpatia: i suoi scritti sono molto interessanti, le sue tesi antispeciste chiare e coerenti; ma soprattutto quel che ci ispira piú rispetto è che, a differenza di molti ecologisti da salotto, Paul Watzon ha passato tutta la sua vita le chiappe a mollo, per essere sempre in prima linea, e fare il possibile in difesa degli animali marini.
Ecco perché, a conti fatti, continuo a indossare la mia felpa di Sea Shepherd, e nel cassetto delle bandiere di cortesia abbiamo anche il loro jolly roger, pronto ad essere issato in segno di sostegno se mai un giorno le nostre rotte si dovessero incrociare…
1 comment
1 ping
filippo
October 21, 2013 at 9:20 pm (UTC 0) Link to this comment
concordo in pieno
Escala del Tara en Barna y mesa redonda sobre residuos plásticos | L'Alliance
December 3, 2014 at 9:11 pm (UTC 0) Link to this comment
[…] radicalmente nuestros hábitos de todos los días podemos salvar los Océanos (y como dice siempre Paul Watzon, IF THE OCEANS DIE, WE DIE). Entre las industrias más grandes del mundo, hay varias […]